Con gli occhi chiusi by Federigo Tozzi

Con gli occhi chiusi by Federigo Tozzi

autore:Federigo Tozzi [Tozzi, Federigo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Psychological, Family Life
ISBN: 9788866611950
Google: z3TaAwAAQBAJ
editore: Scrivere
pubblicato: 2014-06-18T18:58:45+00:00


Quando il Rosi era doventato padrone del <I>Pesce Azzurro</I>, c'era un ingresso solo, quello da Via dei Rossi, con un'insegna di ferro, a banderuola, ferma al muro e con un pesce dipinto tanto dall'una parte che dall'altra. Sulla porta, una Madonna in bassorilievo; del quattrocento. Ci stava ancora il lume attaccato, ma la fune per tirarlo giù mancava. Poi furono aperti anche due ingressi dalla Via Cavour. Ed ad uno di questi, dietro il cristallo della porta, una vetrina a due piani, foderata con la carta che cambiavano una volta tutte le settimane; piena di polli già pelati, di carni arrostite, e d'altre delizie. Dopo l'ingresso da Via dei Rossi una gran porta, per entrare in una piazzola interna sempre ingombra di calessi e d'ogni specie di legni. Accanto a questa, la stalla; che poteva contenere fino a trenta bestie. Sopra la stalla, la capanna. Tutti i sabati, Domenico faceva l'elemosina dei pezzi di pane avanzati agli avventori. La stretta Via dei Rossi, al principio, dov'era l'uscio vecchio della trattoria, si empiva un'ora prima del tempo, di mendicanti; fra i quali era anche la moglie di Pipi, giovine, ma così smunta e gialla che la sua bocca era come un taglio senza labbra: andava come se non avesse potuto piegare la testa da nessuna parte. Molte volte, dalla veste male abbottonata e sudicia, si vedeva il petto vuoto e senza seni. C'era anche una vecchia, dal naso enorme e pavonazzo, con un cappello da contadina, del quale le trecce di paglia si disfacevano intorno; e ne rimaneva sempre un giro di meno. Questa pretendeva d'avere la prima elemosina, e non se ne andava finché tutti i pezzi di pane non fossero stati distribuiti. Talvolta gridava: - Quella vecchiaccia ne ha avuto più di me. Ed apriva ancora i lembi del fazzoletto pieno di pane duro, sorreggendo sotto l'ascella il bastoncino. C'era una mendicante, a cui Domenico faceva l'elemosina tre giorni della settimana; una donna grande, dal volto acceso ed uguale come una maschera sottile, che non si poteva togliere, una maschera di pelle rossa. Portava, d'estate e d'inverno, uno scialletto di lana nero annodato dietro il dorso. Teneva sempre incrociate le mani pallide sul petto. La sua figliola, alta e leggiadra, non la lasciava mai, tenendo una mano infilata sotto uno dei suoi bracci; era scema e sorrideva sempre; ma di un sorriso dolce ed appassionato. Camminavano ambedue rasentando i muri; a passi lunghi, come se avessero voluto fuggire. Nell'attraversare la strada da una parte all'altra, si affrettavano anche di più. Quando mangiavano la zuppa a qualche convento, la figliola voltava il dorso a tutti; e ritraendo il cucchiaio dalla bocca, faceva grandi risate silenziose. Quando la madre morì, fu rinchiusa in un manicomio. C'era un cieco, che imprecava contro il figlio; che aveva una mano secca con un dito di meno: - Sei un mascalzone, e non mi aiuti. Se tu stai costì appoggiato al muro, non troverai più pane per noi. Mascalzone! Mascalzone! E tendeva un orecchio, accartocciandovi



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